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18.03.2025

Essere cooperante è un'esperienza pazzesca!

Alicia Tellez ha concluso la sua esperienza di cooperazione con Comundo dopo ben 8 anni di lavoro come drammaterapista in Colombia, a sostegno dell’organizzazione FORCULVIDA. Che cosa l’ha convinta a restare così a lungo cooperante di Comundo? Perché ne valeva e ne vale ancora la pena? Ce lo racconta in un’intervista/bilancio direttamente da Cali.

Alicia Tellez all'inizio del suo interscambio, nel 2017

Cara Alicia, come stai?

Ho finito il mio lavoro con Comundo a fine novembre e mi sono presa un po’ di tempo per riposarmi e riorganizzarmi (Alicia ha deciso di rimanere a vivere in Colombia, ndr). Ma mi sento già pronta a iniziare una nuova fase della mia vita professionale.

Cosa intendi? Non sei pensionata?

Certo, oramai ho 65 anni, ma la pensione non fa per me: ho ancora così tanti progetti da realizzare! Da una parte ho bisogno di lavorare, perché quando ero in Svizzera per tanto tempo lavoravo a tem-po parziale e come madre single non ho potuto pagare tanti anni di contributi. D’altra parte, ho un lavoro che con gli anni migliora sempre. Ho accumulato tanta esperienza come drammaterapista e come regista e ora posso coglierne i frutti. 

Cos’hai in mente?

In questi anni il mio lavoro si è concentrato molto sulla drammaterapia attorno al tema del conflitto armato. In Colombia ci sono 8 milioni di sfollati, persone che hanno subito dei traumi spesso non elaborati. Alcuni convivono con disturbi post traumatici da 40 anni e avrebbero bisogno di terapie personali! Ecco, mi piacerebbe organizzare laboratori per professionisti che lavorano con le vittime del conflitto armato.

 

"Parliamo di 8 milioni di vittime del conflitto. Il lavoro di Comundo non è finito: qui c’è bisogno di qualcuno che ci metta le mani, la faccia, il cuore". Alicia Tellez

 

Il tuo futuro professionale ha a che fare con la tua esperienza come cooperante?

Nel mio lavoro di cooperazione con FORCULVIDA abbiamo lavorato con la tecnica del teatro dell’oppresso, basandoci sui principi dell’educazione popolare e con l’obiettivo di creare un cambia-mento individuale, sociale e globale. Ho collaborato personalmente con circa 250 persone vittime del conflitto, per la maggior parte persone anziane. Insieme abbiamo realizzato degli spettacoli tea-trali sul tema della nascita di Aguablanca, quartiere creato proprio da chi scappava e non aveva altro posto dove stare. È stato un lavoro molto intenso: queste persone, per lo più donne, si sono rese conto di essere state delle vere eroine, hanno costruito dal nulla un’intera città. Abbiamo potuto dare voce a questo processo trasformativo e ho assistito a dei momenti di guarigione, grazie alla condivi-sione e rielaborazione dei traumi. Per me è stato molto arricchente, ho imparato tantissimo! E ho ancora voglia di condividere, è un lavoro che con gli anni si riesce a fare sempre meglio. 

Consiglieresti a qualcun altro l’esperienza di un interscambio nella cooperazione con Comundo?

Assolutamente sì! Essere cooperante per me è stata una figata! Ho avuto tanto rispetto per i miei capelli bianchi, hanno apprezzato tante mie competenze, ma allo stesso tempo ho dovuto mettermi in gioco parecchio, perché c’era un gran bisogno di flessibilità. E così ho imparato tantissimo. Non so se in Svizzera avrei avuto così tanta libertà e fiducia. Ma anche per una persona giovane che inizia la propria carriera, essere cooperante è estremamente formativo. Qui in Colombia, in particolare, le organizzazioni sociali hanno dovuto lavorare parecchio per riuscire a sopravvivere al conflitto. E han-no delle basi di spiritualità, educazione popolare, solidarietà, autogestione e giustizia sociale molto forti. Per chi vuole fare un lavoro comunitario, ci sono tutti gli ingredienti per riuscirci, nonostante le mille difficoltà.

È questo che ti ha fatto restare per ben otto anni?

Probabilmente sì. Quando vieni da una società molto individualista come può essere quella svizzera per una persona di origine straniera come me, vivere questa dimensione comunitaria è come un balsamo. Ho visto che c’era spazio per l’idealismo, ma anche per alcuni cambiamenti concreti: FOR-CULVIDA ha già ottenuto tanto nei suoi soli 30 anni di vita! Ma il processo è ancora lungo: prima di-cevo che ho accompagnato qualche centinaio di persone in questi anni. Ma parliamo di 8 milioni di sfollati in 60 anni di conflitto armato. Qui c’è bisogno di qualcuno che ci metta le mani, la faccia, il cuore. E questo richiede tempo. Per questo motivo mi sento anche di consigliare a chi mi segue, a chi mi ha sostenuta finora, di continuare a sostenere altre persone cooperanti di Comundo: il lavoro non è finito.

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"C'è ancora tanto lavoro da fare sul posto"

In Colombia, Comundo sostiene la costruzione della pace attraverso la promozione di processi di riconciliazione e la difesa dei diritti umani, così come l’accompagnamento e il sostegno alle vittime di violenza. Le comunità locali devono riuscire a superare i conflitti e la violenza e a difendere i loro diritti.

 

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