Via dalla strada, la storia di David
Dalla vita di strada a un piccolo appartamento a Cochabamba, Bolivia. Il percorso di un giovane beneficiario delle attività della Fundación Estrellas en la Calle raccontato dalla cooperante Lisa Macconi.
I bambini e i giovani in situazione di strada sono un migliaio a Cochabamba. La FEC ne raggiunge circa 400 e fornisce loro informazioni, attività, motivazione e sostegno che permettano di incentivare il cambiamento nella propria vita. La FEC esiste dal 2005 e opera a sostegno di persone in situazione di strada o ad alta vulnerabilità socioeconomica. L’idea di base è di esserci per coloro che spesso sono invisibili, perché vivono al margine della società, in situazioni estreme, al limite della legalità. La FEC fornisce informazioni, sostegno, attività che permettano di motivare il cambiamento nella vita di queste persone. I risultati possono essere molto concreti: fare una telefonata a casa, riuscire a farsi curare, ottenere dei documenti. In alcuni casi si arriva a dei cambiamenti grossi: smettere di fare uso di sostanze, andare ad abitare in un appartamento, lasciare la vita di strada, prendersi cura di sé e della propria famiglia. All’interno della FEC stessa ad esempio operano persone che una volta facevano parte del progetto di presa a carico e prevenzione per minori. Poi hanno avuto la possibilità di formarsi e oggi ricoprono ruoli di responsabilità.
«La Fundación Estrellas en la Calle mi ha aiutato ad andare avanti nella vita, sono riuscito a sopravvivere con il loro sostegno».
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David ha un bel sorriso e una lunga cicatrice in faccia, e da subito si è rivelato un protagonista della maggior parte degli incontri di sensibilizzazione che abbiamo proposto lo scorso anno con la FEC. Ha frequentato le attività che proponiamo nell’ambito del progetto PROTEJERES (lavoro di identificazione e sensibilizzazione di possibili vittime di tratta o sfruttamento sessuale minorile all’interno dei gruppi di persone in situazione di strada). Si tratta per me di un progetto particolarmente interessante e nel quale riesco ad intercambiare e mettere in pratica le mie conoscenze grazie ad un’equipe di lavoro molto aperta e dinamica.
Sin da bambino David ha trascorso molto tempo in strada, ha sicuramente passato più tempo nelle vie della città che sui banchi di scuola, perché per molte famiglie l’educazione rimane un lusso, soprattutto quando l’aiuto di un figlio rappresenta un’opportunità in più per guadagnare qualche soldo. Quando sua mamma è morta a causa di un cancro, David aveva 10 anni e si è trovato orfano e solo, dal momento che non ha mai conosciuto suo padre. Dopo un periodo a casa degli zii, ha iniziato a trascorrere sempre più tempo in strada, soprattutto a causa delle violenze che subisce e della solitudine che provava.
Ha iniziato così a vivere per strada, in un gruppo formato soprattutto da bambini e adolescenti, in cui l’unica persona maggiorenne era il leader che insegnava loro a rubare e li iniziava al consumo di alcool e droghe in cambio di protezione. A 13 anni David aveva già alle spalle un passato difficilissimo e l’etichetta di delinquente.
I miei colleghi lo conoscono da quando era molto giovane e da sempre hanno riconosciuto in lui una particolare sensibilità ed intelligenza, senza per questo negare le grosse difficoltà e le situazioni anche molto negative in cui spesso si è ritrovato. L’hanno seguito e accompagnato, anche da molto vicino, fino a quando verso i 16 anni ha deciso di entrare in un centro d’accoglienza.
«A Cochabamba molti giovani hanno storie di vita simili a quella di David. Grazie al vostro sostegno possiamo continuare a sostenerli».
Lisa Macconi, sociologa e cooperante di Comundo
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Ora, a 21 anni, David non dorme più per strada, convive con la sua ragazza in una piccola stanza in affitto e guadagna qualche soldo con lavoretti saltuari come muratore. Certo, non si tratta di un cambiamento di vita radicale poiché continua a frequentare il gruppo in situazione di strada e il problema di dipendenza non è risolto, anche se è riuscito a passare da un consumo di tipo aggressivo ad uno più saltuario.
«Ho imparato a prendermi cura di me stesso, evitare situazioni a rischio».
Chi lavora in ambito sociale sa bene quanto sforzo possa rappresentare questo cambiamento e come sia importante valorizzare i piccoli, ma saldi, passi avanti. La sensibilità e l’intelligenza che i miei colleghi hanno sempre trovato in David, anche nei suoi periodi più bui, ora sono ancora più evidenti e ne ho avuto prova anche io durante le attività dell’anno scorso. Il suo ruolo di leader positivo ha avuto una grande influenza su tutto il gruppo, la sua partecipazione ha dato il coraggio ad altri di esprimere le proprie opinioni, le sue battute hanno alleggerito le situazioni più delicate e i suoi racconti sono stati sicuramente d’ispirazione per alcuni.
«Durante le ultime attività ho imparato a prendermi cura di me stesso, evitare situazioni a rischio, prevenire la tratta di essere umani. Mi sono piaciute le attività perché ci hanno parlato di temi che non conoscevo molto bene ed ho capito che sono cose che possono succedere a tutti e per questo dobbiamo informarci», mi ha risposto quando gli ho chiesto cosa gli piacesse della FEC.
«Mi piace il lavoro della Fondazione, nessun altro si interessa alle persone che vivono in strada».
Durante la piccola cerimonia di consegna dei diplomi la sua compagna ci ha ringraziato per aver aiutato David a capire che la violenza non è mai la soluzione, raccontando che questo ha migliorato la vita di entrambi. «Ho migliorato il modo di comunicare e mi sento più responsabile – mi ha invece confidato lui -. Adesso penso di sapere come difendermi, per esempio non accettando certi tipi di offerte di lavoro, in cui promettono molti soldi ma non ti danno informazioni, so che devo verificare bene prima di accettare. Mi piace il lavoro della Fondazione, perché nessun altro si interessa alle persone che vivono in strada, nessuno le aiuta. Ci sono tante ragazze, anche molto giovani, che vivono in strada e con Lisa possono parlare di molti temi delicati. Le ragazze che vivono in strada sono molto vulnerabili ed è importante che ci sia anche Lisa durante le attività».
Quando è arrivato il momento di consegnare a David il diploma, dopo la foto di rito con il Direttore della Fondazione, mi ha chiesto se fosse possibile avere anche una cornice, perché quello era il suo primo diploma e gli sarebbe piaciuto appenderlo al muro, come si vede fare nei film.
Di Lisa Macconi | 20 novembre 2020 | Bolivia
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