La potenza del racconto
La drammaterapia è un mestiere che non smetto mai di scoprire: si lavora per ipotesi, si fa tutto il possibile e a volte... il risultato è ancora meglio di come te lo aspettavi! Vi racconto il mio rientro ad Aguablanca, dopo un viaggio di incontri e condivisione che mi ha portata in tutta la Svizzera.
Il mio viaggio in Svizzera e in Italia questa primavera è stato il viaggio degli affetti, ma anche della consapevolezza. Quando posso raccontare, mi rendo conto della forza del mio impegno e del coraggio dell’équipe di FORCULVIDA. Raccontare è toccare con mano, capire con il cuore, svegliare la mente e riconoscere lo spirito che permea tutto…
Mentre scrivo, ricordo e mi emoziono: esce la drammaterapista che è in me! Questo mestiere non finisco mai di impararlo: la teoria della drammaterapia è bellissima e molto poetica, ma poi si hanno tanti dubbi… Poi la applichi, lo fai per benino, a coscienza, addirittura cerchi di insegnarla e vedi che funziona! Ancora meglio che nei libri, meglio di quando l'hai studiata, e ti sorprende sempre perché i risultati sono imprevedibili, sorprendenti ed emozionanti. Di fatto si lavora con “ipotesi di lavoro”, perché potresti cambiare direzione mentre lo fai, potrebbero succedere imprevisti e le persone, soprattutto loro, possono sorprenderti e mostrarti come la natura umana è capace di resilienza, lì dove il dolore e la violenza sono state la loro vita quotidiana.
Un viaggio ai quattro angoli della Svizzera
Ho ricevuto tanto ascolto e tanto affetto, un sentimento che mi è stato regalato con sincerità e in abbondanza e che mi sono portata nel mio viaggio di ritorno verso la Colombia per poter continuare a vivere questa avventura comunitaria nel cuore di Aguablanca.
La prima tappa del mio viaggio in Svizzera, dopo aver accompagnato mio figlio alla difesa della sua tesi di master nella Reale Accademia delle Belle Arti di Bologna (diplomato con tanto di lode! Uriel è diventato un uomo e un artista brillante…), è stata la RomeroHaus, sede di Comundo a Lucerna, dove ho partecipato a un'intervista video con Priscilla De Lima, responsabile della comunicazione di Comundo Svizzera italiana. Abbiamo parlato del mio lavoro fin dal 2016, dei risultati ottenuti finora, delle principali sfide, dei risultati e anche di qualche delusione.
La prima tappa del mio viaggio in Svizzera, dopo aver accompagnato mio figlio alla difesa della sua tesi di master nella Reale Accademia delle Belle Arti di Bologna (diplomato con tanto di lode! Uriel è diventato un uomo e un artista brillante…), è stata la RomeroHaus, sede di Comundo a Lucerna.
Qui ho partecipato a un'intervista video con Priscilla De Lima, responsabile della comunicazione di Comundo Svizzera italiana. Abbiamo parlato del mio lavoro fin dal 2016, dei risultati ottenuti finora, delle principali sfide, dei risultati e anche di qualche delusione.
Ogni contributo è essenziale per la riuscita del progetto
Poi sono andata a San Gallo, a Berna, a Losanna e finalmente in Ticino, dove ho continuato a raccontare della mia Colombia in un sacco di attività: un’intervista alla Pro Senectute, un'attività di teatro al Liceo di Bellinzona, un'intervista con il Corriere del Ticino e una serata a La Straordinaria di Lugano.
Ascolta qui la mia intervista a BarAtto la Radioattiva, un progetto promosso dalla Fondazione Pro Senectute Ticino e Moesano.
In questa chiacchierata spieghiamo cos’è Comundo, come lavora, cosa vuol dire per me essere cooperante:
La drammaterapia e i suoi risultati sorprendenti
Grazie a un progetto sostenuto da Comundo, attualmente stiamo lavorando con due gruppi di persone della terza età, composti per la maggioranza di donne. Donne che sono arrivate ad Aguablanca quando era uno spazio insalubre, selvaggio, fatto di palude e acquitrini, infestato di zanzare, senza elettricità, acqua, scuole, strade…nemmeno case. Si viveva in case di cartone, si scavava la terra cercando acqua, si rubava l'elettricità lì dove era possibile.
Sono persone che 20, 30 anni fa hanno dovuto lasciare la loro terra e la loro storia per cercare una vita migliore, sfuggire alla violenza, costruire una speranza. Donne, povere, per lo più contadine indigene o nere ma anche meticce, semianalfabete, molte volte vittime di violenza domestica e poi ad Aguablanca vittime della violenza urbana, del razzismo e della discriminazione.
Stiamo lavorando con la loro storia e con la loro personale biografia e alla fine di questo percorso nella memoria costruiremo uno spettacolo per raccontare la loro esperienza. Cosa otterremo? Posso anticipare che qui si piange, è vero, ma per lo più… si ride, si ride tanto sulla propria disgrazia. Veramente solo posso essere grata a queste donne per la lezione di resilienza che mi danno ogni volta che le incontro. E alla fine… penso che ne vedremo di tutti i colori agli spettacoli!
Di Alicia Aurora Tellez | 24 agosto 2023
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