Coronavirus: opportunità per maggiore giustizia?
In Perù, le misure per contenere il Coronavirus stanno minacciando l’esistenza di un numero sempre maggiore di persone. La cooperante di Comundo, Nicole Maron riflette però sulle opportunità che la crisi ci può offrire; per esempio, per ripensare i modelli esistenti di economia globale e per sviluppare delle alternative per una maggiore giustizia sociale.
Non c'è dubbio che anche il Perù si trovi nel bel mezzo della crisi scatenata dal Coronavirus. A 39 giorni dall’identificazione del primo caso, quasi 10’000 persone sono risultate positive al test. Il governo peruviano, sotto la presidenza di Martín Vizcarra, ha adottato abbastanza rapidamente delle misure severe: dal 16 marzo e almeno fino al 26 aprile, l'intero paese è in quarantena obbligatoria. Una gran parte della popolazione della regione di Puno – come in molte altre regioni del Perù - lavora nel settore informale e vive del reddito giornaliero. Le misure adottate impediscono loro di potersi guadagnare da vivere. Il governo sostiene le famiglie bisognose con una rendita speciale, ma i criteri per l’ottenimento non sono trasparenti e l'identificazione dei beneficiari non è sempre chiara.
Il bisogno aguzza l’ingegno
Nonostante il divieto, sempre più venditori/venditrici ambulanti tornano nelle strade di Puno per generare un piccolo reddito, vendendo succhi di frutta, Chicha (birra della regione andina), Tamales fatti in casa (pasta di mais cotta in foglie di banana) o Empanadas (involtini di carne o verdura). La giovane coppia di sposi Alvaro e Maria (nomi fittizi), come molti altri, ha iniziato a vendere mascherine autoprodotte. Alvaro è un tassista e quindi appartiene a una di quelle categorie i cui guadagni sono completamente scomparsi da un giorno all'altro. «Abbiamo due bambini piccoli e abbiamo dovuto pensare velocemente a cosa potessimo fare per coprire almeno il nostro fabbisogno minimo», dice Maria. «Con le vendite di mascherine, attualmente guadagniamo un massimo di 20 soles al giorno». Il salario minimo legalmente definito in Perù è attualmente di 30 Soles al giorno (8.50 franchi).
Persone vulnerabili nelle zone rurali
Per la mia organizzazione partner IDECA (Instituto de Estudios de las Culturas Andinas) le misure introdotte per contrastare il Coronavirus rappresentano una sfida. Infatti, una parte importante del nostro lavoro consiste nell’offrire dei seminari di formazione e sensibilizzazione nelle comunità rurali. Dobbiamo presumere che ciò non sarà più possibile fino a settimane o mesi dopo la fine della quarantena e questo non solo a causa delle restrizioni governative, ma anche perché molte comunità indigene controllano rigorosamente i loro confini per proteggersi dal virus. Le persone che vivono nelle zone rurali, spesso non hanno accesso al sistema sanitario e sono quindi particolarmente vulnerabili. Nel frattempo, utilizzo il tempo a mia disposizione per preparare materiali come video, grafici informativi o opuscoli per i seminari previsti e che potrebbero, in caso di emergenza, anche essere utilizzati in formato digitale.
Riallacciare il legame con le conoscenze indigene tradizionali
Al momento, ritengo essenziale non attenersi scrupolosamente ai contenuti, agli obiettivi e agli indicatori dei progetti pianificati. Il mondo intero è in stato di emergenza ed è quindi necessario essere flessibili e cercare di trarre il meglio da questa crisi. È forse anche il momento giusto per mettere in discussione i modelli economici esistenti, spesso associati a grandi ingiustizie e allo sfruttamento delle persone e dell'ambiente. Questo si può vedere anche in Perù, dove Comundo si concentra principalmente nel rafforzamento delle popolazioni indigene. I loro diritti e i loro mezzi di sussistenza sono gravemente minacciati dall'industria estrattiva e dal cambiamento climatico. L'obiettivo è quello di aumentare la consapevolezza, sia qui a livello locale sia nel nord del mondo, e di mostrare concretamente quali conseguenze hanno le connessioni globali sul contesto locale.
Insieme alle organizzazioni indigene, IDECA sta sviluppando modelli alternativi che attingono alle conoscenze tradizionali indigene, spesso svalutate e considerate arretrate dalle autorità peruviane. Nel nostro contesto, tuttavia, è stato dimostrato più volte che la cosmo-visione andina, in cui l'essere umano non è al centro, ma piuttosto una parte dell'insieme, offre un prezioso contributo per la conservazione e l'uso sostenibile dei mezzi di sussistenza.
Alternative al progresso
I retroscena e le conseguenze della crisi del Coronavirus diventeranno sicuramente parte dei dibattiti dei nostri workshop. Uno degli obiettivi è quello di sostenere le donne nel portare avanti, a livello comunitario, iniziative politiche e progetti di legge che migliorino direttamente la loro situazione. L’attualità mostra quanto il nostro modello economico occidentale sia fragile e quanto le procedure e i processi manipolati dall’uomo possano andare fuori controllo. Sono urgentemente necessari modelli alternativi a livello locale e regionale e la crisi del Coronavirus deve essere utilizzata come argomento per esercitare una maggiore pressione politica. Abbiamo bisogno di alternative a ciò che viene chiamato "sviluppo", "progresso" e “civiltà moderna”. Alternative che consentano a tutte le persone in tutto il mondo, compresi i gruppi socialmente, politicamente o economicamente più svantaggiati, di vivere una vita migliore.
Quali pensi siano gli insegnamenti che possiamo trarre dalla crisi del coronavirus? Come sta influenzando la nostra società globalizzata? Scrivi un commento! Siamo curiosi di conoscere la tua opinione.
Inoltre, non esitare a sostenere il progetto di Nicole Maron. Grazie di cuore!
Di Nicole Maron | 16 aprile 2020 | Peru
3 Commenti
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Super Beitrag!
Die Krise zeigt uns klar auf, wie fragil unterdessen alles zusammenhängt auf der Welt und dass wir die grosse globalen Probleme der Meinschheit nur gemeinsam in den Griff kriegen. Weiterhin Alleingänge fahren die Menscheit unweigerlich an die Wand!
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