Abbiamo perso un intero raccolto
Quest’anno la siccità estrema ha compromesso gli sforzi di tanti piccoli contadini nel nord del Nicaragua. Le perdite sono mitigate grazie alla diversificazione delle colture e all’agricoltura biointensiva introdotta negli scorsi anni grazie al sostegno dell’Instituto de Promoción Humana (INPRHU).
«Non piove più quando ce l’aspettiamo!». Don Felipe Artenio Moreno Valladares è preoccupato. L’agricoltore, che da oltre trent’anni vive nella comunità di Nueva Esperanza, nel nord del Nicaragua, con sua moglie e i figli, teme che possano arrivare altri eventi estremi, come l’uragano Mitch nel 1998. Assieme alla famiglia, è beneficiario di INPRHU (Instituto de Promoción Humana) fin dal 2017. «Ci hanno aiutati in molti modi: all’inizio per l’allevamento di pesci tilapia. Poi donandoci dei semi da caffè e una pompa d’acqua. Oggi riceviamo anche sementi per un orto biointensivo dove coltiviamo cipolle, carote, pomodori, barbabietole, mais e fagioli».
«Con il mio contributo, l'organizzazione partner potrà disporre di una nuova banca dati, grazie alla quale i piccoli agricoltori come Felipe potranno essere aiutati ancora meglio in futuro.»
Thomas Heusser
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Non si può puntare tutto su un solo prodotto
La diversificazione delle colture è importante, sottolinea don Moreno Valladares: «Immagini se avessimo solo i fagioli, in un anno come questo in cui abbiamo perso l’intero raccolto a causa della siccità: come faremmo a sopravvivere?». La moglie Deysi del Socorro Mendez Baca alleva galline, e insieme si occupano anche di due mucche, un asino e un cavallo.
«Quando eravamo bambini in casa mangiavamo solo fagioli, mais e uova. Ora la dieta della famiglia è più variata, più salutare», precisa. Coltivare in proprio alcuni prodotti che prima si compravano al mercato permette inoltre di risparmiare qualche soldo, migliorando così sensibilmente il potere d’acquisto della famiglia. Don Moreno Valladares è anche il coordinatore della banca di sementi delle comunità di Nueva Esperanza ed El Pegador. La della banca di sementi, nata su iniziativa di INPRHU, si è rivelata un vantaggio per la comunità: la gestisce un gruppo di sedici persone (otto donne e otto uomini) che insieme coltivano quattro terreni (tre di fagioli e uno di mais), senza usare prodotti chimici e senza dover dipendere dalle grandi multinazionali dell’agroindustria.
INPRHU è tra le ONG più antiche del Nicaragua: è stata fondata nel 1966 e si occupa di promuovere lo sviluppo umano delle famiglie e comunità, in modo che si trasformino in protagonisti del miglioramento delle loro condizioni di vita. La sede di Somoto, dove lavora l’antropologo Thomas Heusser, esiste dal 1990. In questi trent’anni di attività, INPRHU non ha ancora adottato un sistema di monitoraggio globale efficace, come ci spiega la direttrice della sede di Somoto Martha Merari Blandón Calderón: «Finora abbiamo valutato spesso i singoli progetti, conformemente alle richieste dei nostri sostenitori. Qui a Somoto però non abbiamo mai avuto un sistema di monitoraggio istituzionale olistico per misurare l'impatto globale di ciò che facciamo».
L’obiettivo: rafforzare le attività più sostenibili
Il cooperante Thomas Heusser è stato scelto proprio per la sua esperienza nella raccolta di dati qualitativi e quantitativi, che gli permette di sostenere l’ONG nello sviluppo di una banca dati elettronica facile da mantenere aggiornata, con dati accurati di ogni beneficiario, permettendo così a INPRHU una migliore mappatura delle famiglie beneficiarie e dei loro bisogni. «Speriamo che questo migliori i nostri processi decisionali per azioni future, scegliendo le attività che permettono una maggiore sostenibilità attraverso un accompagnamento ordinato, coerente e pertinente ed evitando sprechi di risorse ed energie», conclude la direttrice.
Di Thomas Heusser | 30 novembre 2021 | Nicaragua
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