Dona ora
Home Cambiamento

Comundo - Insieme possiamo realizzare grandi cambiamenti

Vuoi condividere le tue competenze professionali e vivere un’esperienza unica di cooperazione internazionale e di incontro interculturale? Impegnati con noi: insieme alle nostre organizzazioni partner puoi migliorare la qualità di vita di bambine, bambini, giovani e persone anziane in modo sostenibile e contribuire alla costruzione di un mondo più giusto!

 

Con Comundo, persone qualificate come te possono partire come cooperanti e lavorare insieme alle nostre organizzazioni partner in Africa e America Latina. Nell’ambito di interscambi da uno a tre anni, potrai collaborare sul posto dando il tuo contributo per l’educazione di base, la formazione, la generazione di reddito, la protezione del clima e dell'ambiente, la promozione della pace nelle zone di conflitto e la tutela dei diritti delle popolazioni locali.

Cogli l'opportunità e diventa cooperante!

Scopri per quali nuove sfide puoi candidarti!

 

POSTI VACANTI/JOBS

 

Come diventare cooperante? Quali sono i primi passi?

 

Evento informativo

 

Restiamo in contatto: informati sulle nostre attività!

 

Iscriviti alla newsletter

 

  
 


 

Le nostre e i nostri cooperanti sono persone come te!

Ad esempio, la project manager in informatica Diana Ombelli e l'antropologo sociale Tullio Togni condividono le loro motivazioni ad intraprendere un interscambio, cosa hanno provato al loro arrivo nel Paese, sorprese positive e timori, e cosa vorrebbero che cambiasse anche in Svizzera. Guarda i video qui di seguito: 

 

Scopri altre storie entusiasmanti di cooperanti attuali e passati di Comundo
 

Dalla polizia scientifica alla promozione della salute

La carriera professionale di Diana Ombelli, laureata in scienze forensi, esperta di documenti d’identità e ora Project manager in informatica, è un percorso attraverso diversi paesi che al momento l’ha portata a fermarsi in Kenya come cooperante di  Comundo.

Il mio è un percorso professionale più unico che raro: mi sono laureata in scienze forensi all’università di Losanna, ho lavorato qualche anno come specialista tecnica alla polizia scientifica della città di Berna. Poi un primo balzo laterale, per così dire: ho iniziato un periodo di esperienze nel campo della cooperazione intercantonale e internazionale trattando informazioni relative ai documenti d’identità e di viaggio e proponendo un vero e proprio servizio specializzato. Grazie alla rete di contatti internazionali che mi sono creata, dopo qualche anno ho potuto realizzare il mio sogno di trasferirmi in Olanda.

Forse ero troppo comoda?
 

Al rientro in Svizzera mi sono messa in proprio come consulente indipendente, viaggiando molto in Europa e in Medio Oriente, per poi atterrare in Ticino, dove ho lavorato nella gestione di progetti informatici per la piazza finanziaria ticinese. Era, lo ammetto, una situazione privilegiata, ma iniziava a starmi stretta. Mi rendevo sempre più conto delle enormi possibilità di formazione e crescita professionale che abbiamo in Svizzera, rispetto ai paesi che visitavo, dove invece le condizioni di vita sono spesso difficili. Questa ineguaglianza mi interpellava sempre più.

«Il mio lavoro privilegiato nella gestione informatica della piazza finanziaria ticinese mi limitava sempre di più.»

 

Ho deciso: divento cooperante!
 

L’idea di un periodo di volontariato all’estero mi frullava in testa già da un po’, quando ho capito che potevo fare un grande salto, impegnandomi personalmente ma anche professionalmente per migliorare le condizioni di vita delle popolazioni svantaggiate grazie a Comundo: ho intrapreso la formazione per diventare cooperante e ora eccomi qui, a lavorare in un campus universitario all’equatore! 

Cosa c’entra l’informatica con la salute?
 

Oggi sono oltre la metà del mio periodo di interscambio in Kenya e sto davvero entrando nel vivo del lavoro con l’organizzazione partner: lavoro per un college, il North Coast Medical Training College (NCMTC) che si occupa di formazione in ambito sanitario. Negli ultimi anni il numero di studenti è in costante aumento, il che significa che bisogna intensificare gli sforzi verso la digitalizzazione per permettere a sempre più persone di beneficiare di una formazione online di qualità. Inoltre, gli studenti fanno esperienza pratica nelle comunità circostanti, dove raccolgono dati sulla situazione sanitaria. E qui entrano in campo le mie competenze come Project manager in informatica: all’inizio di quest’anno il NCMTC ha introdotto un nuovo metodo di raccolta dati che sia semplice da utilizzare e che non richieda l’accesso costante a un server locale. Migliorare la raccolta dati ha un impatto diretto sulla qualità della formazione e delle cure da prestare alle comunità. Grazie alla mia precedente esperienza professionale, ma grazie anche al lavoro in rete con altri cooperanti di Comundo, abbiamo trovato una soluzione che ben si adegua alle condizioni locali!

Il cerchio si chiude
 

Per me, che all’inizio della carriera mi trovavo a contatto con il crimine e talvolta con la morte, è incredibile constatare che sto mettendo tutte le esperienze professionali che ho accumulato finora al servizio della salute e del benessere delle popolazioni svantaggiate!

Di Diana Ombelli


L'e-learning migliora
l'educazione sanitaria

In Kenya, gran parte della popolazione ha scarso accesso all'assistenza sanitaria. Ciò è dovuto in parte alla mancanza di operatori sanitari.

 

In questo senso, l'e-learning ha facilitato notevolmente l'insegnamento e l'apprendimento, soprattutto durante la crisi di Corona. Grazie ai nuovi metodi di e-learning co-sviluppati dal responsabile del progetto IT del North Coast Medical Training Centre (NCMTC), i giovani kenioti possono ora completare un'istruzione con un futuro.

 

► Ulteriori informazioni sul progetto

 

Donare ora

Diana Ombelli

IT-Project Manager
E-Mail

 

Una fine di carriera bella movimentata!

Alicia Tellez ha passato gran parte della sua vita adulta in Ticino. È lì che si è formata come drammaterapista, è lì che ha cresciuto suo figlio, è lì che pensava di tornare dopo l’interscambio in Colombia come cooperante di Comundo. Ma chissà…

Mi sono avvicinata a Comundo in punta di piedi. Tra il primo colloquio e la partenza sono passati due anni. Avevo bisogno di tempo per preparami attraverso le formazioni, ma soprattutto per distaccarmi pian piano dalla mia vita luganese. Il Ticino mi ha accolta per trent’anni, da quando sono arrivata dal Messico. Mi ha permesso di costruirmi una vita abitudinaria e tranquilla alla quale ero aggrappata come una cozza. Ma il bisogno di condividere era diventato così grande da convincermi a partire: si trattava di provare a essere un sostegno per qualcuno, come tanti lo erano stati per me.

Più svizzera di quanto pensassi
 

Pensavo che l’incontro con la realtà colombiana sarebbe stato più facile. Credevo che le mie origini messicane mi sarebbero state d’aiuto per integrarmi ad Aguablanca, quartiere di quasi un milione di abitanti della città di Cali. Non avevo fatto i conti con il mio aspetto: sono alta, ho la pelle chiara, i capelli bianchi, … non corrispondo all’idea che si ha dei messicani! Non avevo fatto i conti nemmeno con la mia forte identità svizzera: mi mancavano la libertà, l’indipendenza, il senso di sicurezza. Ad Aguablanca, appunto per motivi di sicurezza, all’inizio dovevo farmi accompagnare ovunque, il mio raggio d’azione era limitato a due isolati. Ho capito che nessuna delle mie culture in realtà mi era di grande aiuto dovevo semplicemente integrarmi. Ora faccio parte del quartiere, sono diventata ormai una “figura comunitaria”.
 

Ho sviluppato nuove competenze 
 

Anche il mio lavoro è evoluto in modo diverso da come me l’aspettavo. Volevo finire la mia carriera professionale in Sudamerica, era il momento di dare il mio contributo per provare a migliorare le condizioni di vita dei beneficiari delle attività di Forculvida, associazione che promuove lo sviluppo umano, spirituale, sociale e artistico della popolazione di Aguablanca attraverso l’arte. Ma non immaginavo di poter imparare tanto! Lavorare in una piccola organizzazione significa dar prova di grande flessibilità, dove mancano le risorse, arriva l’inventiva. Oltre ad affiancare l’equipe artistica nello sviluppo degli spettacoli e nella loro costruzione drammaturgica, ho dovuto sviluppare le mie competenze organizzative e contribuire alla sistematizzazione delle nostre attività. Sono diventata “regista di teatro in spazi non convenzionali”, vuol dire che faccio teatro ovunque. 

Cooperare mi ha sconvolto la vita!
 

Ma l’esperienza più incredibile per me è proprio il fatto di cooperare avendo nella testa e nel cuore il proposito di un mondo più giusto e solidale. Mi sento privilegiata perché il lavoro di ogni giorno ha un gran senso per me. In un paese che attraversa molte difficoltà, permeato dalla violenza e dalla sofferenza, ho potuto conoscere persone, processi, situazioni eccezionali che ispirano le mie giornate. 

E infine l’amore
 

E poi, chi l’avrebbe mai detto, in questa fase della mia vita ho anche ritrovato l’amore. Ho conosciuto Manuel fra paura, mascherine e coprifuoco. Ci siamo innamorati nonostante il Covid e abbiamo deciso di continuare la nostra vita insieme. Ci potrebbe essere un altro modo di chiudere così felicemente un percorso professionale così irto di problematiche, sfide e inghippi per una donna migrante come me? La Colombia non è un paese facile, ma qui ho trovato uno spazio enorme per la mia creatività, ho cominciato a essere in pace con gli uomini e con il mondo e credo che sia proprio per questo che mi sono innamorata di lei e di mio marito.

Di Alicia Tellez


Tenere i bambini lontani dalle strade

Il quartiere di Aguablanca a Cali (Colombia) è una zona molto pericolosa. La popolazione è in costante aumento a causa, tra l'altro, del conflitto armato che spinge molte persone a lasciare le loro città e i loro villaggi. I bambini e i giovani soffrono particolarmente per la grave povertà.

 

Alicia Tellez è impegnata proprio in questo ambiente segnato dalla violenza e dalla povertà. Come dramma-terapeuta, sviluppa offerte nel campo del circo, del teatro e della terapia del movimento, creando così spazi per la comunità, possibilità creative artistiche e una convivenza più pacifica.

 

► Ulteriori informazioni sul progetto

 

Donare ora

Alicia Aurora Tellez

Drammaterapista
E-Mail

«Chi accetta ancora un banchiere in pensione?»

Dal mondo bancario e finanziario alla cooperazione allo sviluppo: è possibile? L’interscambio di Daniel Rafferty mostra quali strade può prendere una carriera professionale, per poi arrivare alla riduzione della povertà e al miglioramento dell'istruzione primaria in Namibia.

«Chi vuole un banchiere in pensione a 66 anni?». Devo ammettere che questo pensiero mi è passato per la testa ogni tanto, da quando ho fatto domanda per un interscambio all'estero con Comundo, ma senza successo perché in quel momento il mio profilo non era richiesto. Mi sento benedetto nella vita. Non lo dico in senso religioso. Quello che voglio dire è: ho attraversato la vita in buona salute, ho una moglie meravigliosa al mio fianco e quattro figli adulti e sani. Ho avuto anche una vita professionale appagante ed emozionante e sono sempre stato richiesto sul mercato del lavoro. Per il mio datore di lavoro di molti anni, il Credit Suisse, ho persino potuto recarmi in India alcune volte. Ma il mio attuale interscambio biennale per il settore dell'istruzione in Namibia è qualcosa di completamente diverso. 

Le sfide professionali mi entusiasmano
 

Amo le nuove sfide. È stato così anche quando, all'età di 56 anni, ho assunto l'incarico politico di responsabile delle finanze del Comune di Greppen, nel Cantone di Lucerna, oltre al mio lavoro di Project manager presso il Credit Suisse. Quindi, perché non mettere a frutto la mia esperienza nel mondo della finanza da qualche altra parte? In un'area estremamente significativa come la cooperazione allo sviluppo, in cui le persone affrontano insieme i problemi urgenti di questo mondo e cercano delle soluzioni? Non potevo abbandonare questa idea, ed è per questo che ho bussato di nuovo alla porta di Comundo tre anni dopo il mio primo tentativo, e ho avuto successo nel 2021.

«Viviamo in un mondo di indifferenza globalizzata»

Sviluppo di capacità - esattamente il mio approccio
 

In Namibia, ora sono consulente del Ministero dell'Istruzione della regione di Kavango Est. È una regione particolarmente colpita dalla povertà. Per migliorare la qualità dell'istruzione in un paese, non sono fondamentali solo gli insegnanti e i loro metodi; sono necessarie anche un'amministrazione scolastica e una pianificazione finanziaria efficienti, in modo che gli stipendi siano pagati correttamente o che le scuole remote ricevano il budget per effettuare gli investimenti necessari in materiali didattici e infrastrutture.

Contrasti stridenti
 

Sento dei contrasti piuttosto netti rispetto al mio vissuto: qui, WhatsApp è uno degli strumenti più importanti nella comunicazione professionale e quasi nessuno ha un indirizzo e-mail aziendale. Ho dovuto anche abituarmi alla nuova "gestione del tempo", o alle lunghe code davanti alle banche quando è di nuovo il giorno di paga e l'intero stipendio viene prelevato e investito subito.

I due papi
 

«Viviamo in un mondo di indifferenza globalizzata». Per me, questa frase tratta dal film 'I due Papi' descrive perfettamente il problema fondamentale dei nostri tempi. Ecco perché mi sono candidato per questo interscambio. Volevo fare qualcosa contro questa indifferenza nel mondo e sono felice di aver trovato un luogo dove questo è possibile con la mia esperienza e il mio know-how.

Di Daniel Rafferty, esperto contabile


Rafforzare l'istruzione
in tutto il paese

Durante il suo incarico biennale, il commercialista di Greppen sta fornendo consulenza al Ministero dell'Istruzione della Namibia nei settori della finanza, delle risorse umane e della gestione.

 

Di conseguenza, gli studenti della regione di Kavango Est e di tutto il Paese stanno beneficiando di migliori condizioni di apprendimento, che migliorano le loro opportunità educative e future in modo sostenibile.

 

► Ulteriori informazioni sul progetto

 

DONARE ORA

Daniel Rafferty

Esperto contabile
E-Mail

« Felice di pagare le tasse!»

In Svizzera ha sempre potuto contare su strutture statali per proteggere adeguatamente i bambini dalla violenza. L'assistente sociale Hannes Gfeller ha però dovuto dire addio a questa sicurezza. In Zambia, infatti, queste certezze non ci sono più.

Il mio lavoro consiste nel prevenire, alleviare o risolvere i problemi sociali di individui o gruppi all’interno della società. Come assistente sociale nel campo della migrazione e della protezione dei bambini, ho sempre lavorato direttamente o indirettamente per le istituzioni statali in Svizzera, operando tra le necessità contrastanti dell'aiuto e del controllo. Tuttavia, ho sempre potuto contare su condizioni quadro stabili e ben funzionanti da parte del Governo federale e dei Cantoni; i poteri pubblici riuscivano sempre a dotarsi delle finanze necessarie. Questo mi ha reso un convinto sostenitore di uno Stato sociale forte. 

Nel 2020, ho iniziato un interscambio in Zambia con Comundo, che mi ha immerso in un contesto completamente diverso. L'obiettivo del mio interscambio: sostenere un'organizzazione partner - i Salesiani di Don Bosco - nel rafforzamento delle loro strutture di protezione dei bambini nelle scuole e nei centri ricreativi. 

Tra Svizzera e Zambia, quasi nessuna differenza. Sulla carta
 

Sulla carta, le strutture di protezione dell'infanzia in Zambia non differiscono molto da quelle della Svizzera. Tuttavia, quando si tratta di implementazione, mancano il personale e, soprattutto, le finanze. I servizi sociali e le autorità di protezione dell'infanzia sono spesso a corto di personale e le risorse per intervenire in situazioni di pericolo sono quasi inesistenti. Mi è parso subito chiaro che non potevo più fare affidamento sulle strutture esistenti, come ero abituato a fare in Svizzera; non c’è un'amministrazione forte e funzionante che si occupa adeguatamente dei bambini a rischio. 

«Questo impegno mi dà personalmente una prospettiva diversa sul nostro stato sociale svizzero.» 

 

Le organizzazioni non governative compensano i deficit dello Stato
 

In Zambia, dove le misure governative non sono efficaci o non esistono, c'è un forte affidamento sulla società civile. L'impegno volontario per "una buona causa", l'aiuto del vicinato e il sostegno finanziario dei conoscenti sono comuni qui. A questo si aggiungono le organizzazioni ecclesiastiche o non governative che offrono finanziamenti e strutture. Nell'ambito della protezione dei bambini, si tratta, ad esempio, di consulenza genitoriale ed educativa, consulenza legale o case di accoglienza per bambini gestite grazie a donazioni. Tuttavia, il coordinamento e la supervisione dei fornitori di servizi e la qualità del loro lavoro restano una sfida. Inoltre, rendere questi servizi accessibili agli utenti è una sfida ancora più ardua.

Creare l'accesso e il collegamento in rete
 

Pertanto, il mio compito quotidiano è quello di scoprire dove possiamo fare affidamento sullo Stato zambiano e quali compiti invece le organizzazioni come i Salesiani possono assumere a titolo sussidiario, per proteggere meglio i bambini dalla violenza e dagli abusi. I Salesiani di Don Bosco gestiscono un totale di 14 centri con scuole, centri giovanili, parrocchie e/o case per bambini in quattro Paesi dell'Africa meridionale. Li sostengo con la mia esperienza e competenza. Oltre a garantire che i bambini siano al sicuro nei centri, vogliamo anche dare loro accesso ai loro diritti. Per farlo, facciamo rete, attingiamo alle risorse e rendiamo accessibili le informazioni: tutte attività tipiche del lavoro sociale, ma ora le faccio per un'organizzazione non governativa. Certo, mi manca il lavoro diretto con gli utenti "al fronte". Allo stesso tempo, sono felice che il mio contributo possa avere un impatto su scala più ampia. 

Una nuova prospettiva sullo Stato sociale svizzero
 

Per me personalmente, questo interscambio offre anche una prospettiva più differenziata. Non solo sui diritti dei bambini e sulla loro protezione nel mondo, ma anche sul nostro stato sociale svizzero. Il confronto diretto mi dimostra ancora di più quanto sia prezioso poter contare su uno Stato sociale e giuridico forte e funzionante. In breve: per fortuna, paghiamo le tasse!

Di Hannes Gfeller, assistente sociale


Proteggere meglio i bambini

L'assistente sociale Hannes Gfeller sostiene le scuole Don Bosco in Zambia nell'introduzione di un'efficace politica di protezione dell'infanzia e nella prevenzione della violenza contro i bambini.

 

In questo modo, i casi di violazione dei diritti dei minori possono essere meglio registrati nelle scuole e possono essere prese misure appropriate contro di essi.

 

 

► Ulteriori informazioni sul progetto

 

DONARE ORA

Hannes Gfeller

Assistente sociale
E-Mail